A dispetto delle credenze comuni, parlando dell’occupazione abusiva di una casa, se si cambia idea dopo essersi rivolti alle autorità, non sarà sempre possibile ritirare la denuncia. Sebbene l’articolo 152 del Codice Penale preveda il ritiro delle querele di parte per volontà dello stesso querelante, questa possibilità non è prevista per i reati perseguibili d’ufficio: nel caso specifico, dipende quindi dall’eventuale riconoscimento delle aggravanti. Si può quindi togliere la denuncia per l’occupazione abusiva di una casa?

Il ritiro della denuncia per occupazione abusiva

Quello dell’occupazione abusiva degli immobili è probabilmente uno dei reati più temuti dalle famiglie italiane. La possibilità di trovare la propria casa indebitamente abitata da sconosciuti, ad esempio al rientro da un lungo viaggio, genera una più che comprensibile paura, anche in relazione alle notizie che appaiono sempre più di frequente sulla cronaca. 

Eppure, nonostante la gravità di un’illecita intrusione nei propri spazi di vita, alcuni proprietari di immobili cambiano idea sulla possibilità di perseguire questo reato. A volte semplicemente perché l’immobile viene spontaneamente liberato dagli occupanti, altre per paura di non riuscire a sostenere i tempi della giustizia. Ma una denuncia per il reato di occupazione abusiva può essere ritirata?

Cos’è il reato di occupazione abusiva 

Prima di poter comprendere se la denuncia possa essere ritirata, è necessario entrare nel dettaglio del reato di occupazione abusiva. Disciplinato dall’articolo 633 del Codice Penale, si caratterizza per l’invasione arbitraria di terreni ed edifici altrui, sia pubblici e privati, al fine di occuparli o trarne profitto. Il reato prevede:

  • la reclusione fino a tre anni;
  • una multa da 103 a 1.032 euro.
Intruso in casa, occupazione abusiva

Pixabay

Con la nuova legge sull’occupazione abusiva, che nel 2024 ha introdotto l’articolo 634-bis del Codice Penale, è stata prevista la nuova fattispecie dell’occupazione di immobili destinati a domicilio. Questa prevede dai 2 ai 7 anni di carcere, nonché una multa da 1.032 a 2.064 euro, per chi:

  • tramite violenza o minaccia, occupa o detiene senza titolo un immobile destinato a domicilio altrui o le sue pertinenze, impedendo il rientro del legittimo proprietario;
  • si appropria di un immobile altrui con artifizi o raggiri;
  • cede ad altri un immobile occupato.

Quando si può ritirare la denuncia

Così come già accennato in apertura, l’articolo 152 del Codice Penale prevede la possibilità del ritiro:

  • delle querele di parte;
  • purché venga meno la volontà del querelante di perseguire il reato.

In linea esemplificativa, i reati soggetti a querela di parte sono quelli che richiedono l’attivazione della persona offesa affinché siano procedibili. In altre parole, la vittima deve manifestare la volontà che il reato venga perseguito, per stabilire le eventuali responsabilità e la punibilità di chi l’ha commesso. Al contrario, in presenza della procedibilità d’ufficio, l’azione giudiziaria può essere avviata indipendentemente dal desiderio della vittima di sporgere querela.

Per capire, di conseguenza, se una denuncia per occupazione abusiva di un immobile possa essere ritirata, è necessario riferirsi agli articoli del Codice Penale visti in precedenza:

  • l’articolo 633 prevede la querela di parte nella sua forma base, mentre la procedibilità d’ufficio in caso di aggravanti, ad esempio se il reato è stato compiuto tramite minacce, violenze o la partecipazione di più persone;
  • l’articolo 634-bis impone invece la procedibilità d’ufficio quando l’occupazione avviene ai danni di una persona incapace, per età o infermità.

Fatta questa precisazione, si può quindi dedurre che:

  • per i reati ascritti all’articolo 633 del Codice Penale, la querela è ritirabile solo per l’occupazione semplice, ovvero in assenza di aggravanti;
  • per i reati ascritti all’articolo 634-bis, nei casi in cui l’occupazione non avviene ai danni di una persona incapace per età o infermità, essendo altrimenti procedibile d’ufficio.

Come facile intuire, bisognerà quindi valutare caso per caso, con l’aiuto del proprio legale di fiducia, anche perché l’eventuale riconoscimento di aggravanti o di altre condizioni che potrebbero imporre la procedibilità d’ufficio è decisamente frequente.

Come mandare via un abusivo da casa

Compreso in quali casi si possa ritirare la denuncia, è utile anche soffermarsi sulle strategie di tutela del proprietario nell’occupazione abusiva di un immobile. Ad esempio, come cacciare dalla propria casa terzi soggetti, che ne hanno preso indebitamente il possesso?

Il primo passaggio consiste nella raccolta delle prove, che possano confermare un’occupazione senza titolo. Oltre a fotografie e video, può essere utile la testimonianza di terze persone, come ad esempio i vicini di casa, così come tutta la documentazione relativa alla proprietà dell’immobile, quale il rogito notarile.

Processo per occupazione abusiva di un immobile

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Dopodiché si procede con la denuncia alle autorità, essenziale per avviare il procedimento penale. Grazie alla già citata nuova legge sull’occupazione abusiva, le Forze dell’Ordine possono intervenire più rapidamente, facilitando lo sgombero, soprattutto se l’immobile è destinato a domicilio e ricorrono condizioni di urgenza.

Contestualmente al procedimento penale, è possibile avviare l’azione civile per lo sgombero. In particolare:

  • l’articolo 1168 del Codice Civile prevede lazione di reintegrazione del possesso, che permette di richiedere al giudice un’ordinanza per il ripristino proprio del possesso dell’immobile, quando l’occupazione è avvenuta con violenza e clandestinità;
  • l’articolo 948 del Codice Civile disciplina l’azione di rivendicazione, che permette di far valere il diritto di proprietà contro chi lo contesta, ovvero quando l’occupato rivendica un titolo illegittimo.

Infine, a seguito della sentenza del procedimento penale o dell’ordinanza civile di reintegrazione o rivendicazione, si procede con lo sgombero forzato dell’immobile. Sempre per effetto della nuova legge sull’occupazione abusiva, gli ufficiali giudiziari possono intervenire con più rapidità, anche nel giro di 3-6 mesi nelle situazioni meno complesse.

Quanto dura una causa per occupazione abusiva

Nel precedente paragrafo, si è specificato che l’occupazione abusiva di un immobile può sfociare sia in un procedimento penale che in un’azione civile. Ma quando dura una causa per questa tipologia di reati?

Non è purtroppo possibile fornire delle indicazioni temporali universali, poiché molto dipende dalla complessità dell’occupazione subita, nonché dai tempi necessari sia per le indagini che per le successive fasi in tribunale. Indicativamente:

  • per il procedimento penale, le indagini possono richiedere dai 3 ai 12 mesi e il processo di primo grado può durare da uno a tre anni, con differenze sostanziali da caso a caso. Se si considerano appelli e ricorsi in Cassazione, le tempistiche potrebbero superare i cinque anni. Tuttavia, con la nuova legge sull’occupazione abusiva, in alcuni casi le autorità possono intervenire con lo sgombero prima della sentenza definitiva;
  • per l’azione civile, invece, i tempi sono mediamente più rapidi. In genere, servono dai 6 mesi ai 2 anni per l’azione di reintegrazione e dai 2 ai 4 anni per quella di rivendicazione.

Come già spiegato, si tratta di tempistiche che non necessariamente riflettono la condizione di tutte le vittime di occupazione abusiva, poiché dipende dalla complessità dei singoli casi, nonché dai tempi necessari alla giustizia, anche in relazione alla zona e al tribunale competente. Il consiglio è quindi quello di affidarsi al proprio legale di fiducia, per comprendere l’attesa tipica sia per la propria area geografica che per procedimenti analoghi.

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